Le emozioni, che lo si voglia o no, fanno parte del nostro patrimonio: i pesci nuotano, gli uccelli volano e noi proviamo sentimenti. Ed è inutile negarlo: ci sono giorni in cui siamo felici, altri in cui siamo tristi e magari, non sappiamo nemmeno il perchè; a volte proviamo rabbia, paura, gioia tristezza e siamo in grado di riconoscere ciò che percorre il nostro corpo.
Non siamo liberi di sceglierle e ne tanto meno di non provarle, possiamo però, ammesso che le individuiamo, di scegliere il tempo ed il modo di esprimerle.
Ritorniamo a noi, o meglio al nostro interrogativo di partenza: <<Come posso aiutare mio figlio a conoscere ciò che prova?>> Facendo da specchio alle sue emozioni. Così come impara a conoscere il suo aspetto fisico guardando la propria immagine riflessa, così impara a conoscere il suo aspetto emotivo ascoltando i propri sentimenti nei riflessi delle nostre parole.
Se ci pensiamo bene uno specchio riflette un’immagine senza lusinghe e ne falsità. Non vorremo che esso ci dica: <<Sei brutto>>, <<Sei stato pietoso>> o altro ancora. Un <<tipo>> del genere lo eviteremmo come la peste.
Noi chiediamo un’immagine e non una predica. Possiamo non apprezzare l’immagine che ci rimanda. La stessa cosa vale per quello emotivo: la sua funzione è quella di riflettere i sentimenti senza nessuna distorsione.
Potremmo allora dire:
<<Mi sembra che tu sia furioso>>
<<Si direbbe che quella persona la detesti>>
Affermazioni di questo tipo, soprattutto quando nostro figlio è in crisi, possono essere di grande aiuto, perchè gli riflettono con chiarezza ciò che prova. E la chiarezza dell’immagine, sia essa fisica o emotiva, è fondamentale perchè di qui si prendono le mosse per rettificare o modificare il comportamento.
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