Come comunicare con i nostri figli

“Cos’hai fatto?””Niente!” Come comunicare con i figli

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Comunicare, parlare con i nostri figli non è mai facile, anzi potremmo considerarla una vera e propria arte con regole e finalità.

Spesso ci troviamo in situazioni dalle quali non sappiamo come uscirne perchè i loro messaggi sono in codice, e vanno decifrati.

Mettiamo che ci venga chiesto: “quanti bambini abbandonati ci sono?”. Noi, con tutta la soddisfazione, facciamo lui un lungo discorso, ma nostro figlio non è soddisfatto, fa altre domande.
Il risultato sarà capire che il suo è un problema personale, ovvero tutte quelle domande inerenti l’abbandono, sono state poste per la paura si essere egli stesso abbandonato.

I sentimenti, siano essi dei bambini o di adolescenti, vanno presi in seria considerazione, anche se la situazione in sé non ci appare molto seria.

Comunicare in modo inconcludente

Spesso per i genitori parlare con i propri figli non apporta a conclusioni: quante volte abbiamo posto la domanda “Come è andata a scuola?” e ci siamo trovati di fronte una risposta secca, tipo: “Bene”. Ma non ci dobbiamo sentire frustrati o rinunciare subito perchè spesso i bambini rifiutano il dialogo, non amano farsi fare prediche, rimproveri: secondo il loro punto di vista noi parliamo troppo.

Forse contesterete tutto fin qui scritto ma, se ascoltiamo una conversazione tra genitore e figlio, noteremo che il loro è un monologo fatto di critiche, di negazioni, difese.

E il problema sapete dove sta? Sta nella mancanza di rispetto, di esperienze e di metodo. Se, dunque, vogliamo stabilire un vero contatto occorre instaurare un nuovo rapporto che comprenda un nuovo modo di parlare.

Come?

Il nuovo codice di comunicazione si deve innanzitutto basare sul rispetto e su una esperienza.

Quando nostro figlio è turbato da forti emozioni, non vuole ascoltare nessuno, non accetta consigli e né consolazioni. Chiede soltanto di essere compreso e capito, senza dover stare a dirci tutto quello che c’è da dire.

E’ come un gioco dove svela una sola piccola parte di sé, il resto vuole che lo indoviniamo.

Facciamo ora esempi pratici per capire al meglio come è bene parlare con i ragazzi. Mettiamo che ci venga detto: “Il maestro mi ha punito” sarebbe controproducente chiedere altri particolari.

Potrebbe, invece, esservi di aiuto il fargli sentire, come dicevamo già precedentemente, che comprendiamo il suo stato d’animo.

Ma, “come capire cosa prova?” Guardandolo, ascoltandolo e rifacendoci alle nostre esperienze (ricordando insomma quando noi eravamo dei ragazzini!).
Questo ci aiuterà a cercare le parole più adatte a far capire che sappiamo quello che prova perchè anche noi lo abbiamo vissuto.

Principi del comunicare

Quando ci viene riferito un evento o posta una domanda, spesso la cosa migliore da fare è rispondere riferendosi ai rapporti che esso implica.

Facciamo un esempio: mettiamo il caso che nostra figlia si lamenta che ha ricevuto meno regali del fratello; possiamo spiegarle innanzitutto che il fratello è maggiore, ma non promettiamo di riparare l’ingiustizia.
Questo perchè alla piccola interessa la profondità del rapporto, quindi possiamo chiederle: “vuoi sapere se voglio bene a te quanto a lui?” e senza aggiungere altro dare un abbraccio.

Ancora, mettiamo che nostro figlio venga vicino e ci dica “sono sfortunato”, in genere non c’è risposta che gli faccia cambiare idea, tuttavia possiamo dargli l’impressione di capire i sentimenti che lo hanno portato a questa conclusione.

E’ chiaro che non è che si cambia subito opinione, ma intanto penserà che ha almeno una fortuna, ovvero quella di avere una madre che lo capisce.