Si scopre che la madre e il padre hanno una loro individualità; di non essere più «il solo» ed il «centro del mondo», ma di vivere assieme ad altre persone (siano essi fratelli, sorelle, amichetti o compagni di scuola) che hanno gli stessi suoi diritti.
Ma se da un lato tutto è nuovo, eccitante e piacevole, dall’altro ci sono da affrontare frustrazioni, problemi emotivi, paure.
Ancora una volta ci viene incontro l’instaurazione di un clima d’amore e di accettazione.
Durante questo periodo la figura del padre viene vista come centrale, sotto una luce nuova.
Continuando nel suo processo di socializzazione, il bambino si trova sempre più di fronte a divieti, obblighi, premi e punizioni: ed il personaggio chiave in questa situazione è il padre, che rappresenta l’autorità in senso generale.
Lo scontro è forte poiché il bambino tende ad espandersi con sempre maggiore energia, vuole dominare il mondo, vuole conoscerlo (ecco, allora, comparire la grande curiosità : pone domande, chiede «perché» in continuazione).
Ovviamente in questo caso deve imparare ad obbedire, parola questa da intendersi come mezzo di educazione.
In altre parole deve imparare ad obbedire a richieste ragionevoli e vantaggiose per lui.
Ricordate che il bambino impara a sentire la responsabilità solo esercitandola, come impara a camminare camminando. Questo comporta anche degli errori, ma egli impara grazie all’esperienza e non attraverso una regola scritta.
Come rispondere ai suoi «perché»?
Abbiamo detto che il bambino ha di fronte a sé tutto un mondo da scoprire e da conoscere; è quindi naturale che cerchi ed esplori di continuo, che ponga infinite domande.
La pioggia od il sole, il colore dei vestiti o il sapore dei cibi, la casa, tutto è per lui occasione per porre una domanda, un «perché».
Non bisogna quindi avere paura quando le pone, è tutto normale. Il tutto sta nell’atteggiamento che deve essere deciso, amorevole e nel dare risposte adatte alla sua età.
E se non si risponde alla sua curiosità ?
Non rispondendogli, ci si priva di uno strumento prezioso per insegnargli a poco a poco quello che ha bisogno di sapere.
Dandogli invece una risposta semplice ma sincera, lo si aiuta a sentirsi più sicuro e appoggiato.
Potrebbe fare anche domande sugli organi genitali e sul sesso. In fin dei conti, questo è il periodo in cui si completa l’educazione degli sfinteri e si scoprono le differenze fra i due sessi.
È quindi inevitabile che il bambino chieda, guardi e tocchi.
Una mamma o un papà può vedere queste reazioni come inopportune, come una manifestazione di vizio.
Anche la curiosità sul sesso è naturale tra i 2 e i 5 anni, e non ha in se stessa nulla di colpevole.
Semplicemente il bambino vuole sapere chi è, perché è fatto così e da dove viene, ed ha bisogno di una risposta sincera e adatta al suo grado di comprensione.
Creare quindi un atmosfera naturale può esservi di aiuto. Questo per evitare che nella sua coscienza si formi un’atmosfera di mistero, intorno a determinati argomenti.
Se gli si insegna che, con i propri genitori, non bisogna affrontare certi argomenti, non si facilita la sincerità del piccolo.