Coronavirus. Bisogna preoccuparsi?

Coronavirus. Bisogna preoccuparsi?

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Sempre più in aumento i casi di coronavirus. Lo stato di preoccupazione ogni giorno di più alza i suoi livelli, mamme che pensano di mettere al sicuro i propri figli, divieti all’ingresso di negozi a chi è appena tornato dalla Cina. Insomma la psicosi del coronavirus monta ogni giorno sempre di più.

Il coronavirus  causa la sindrome respiratoria acuta grave.

Viene scoperto il 16 aprile 2003 in seguito allo scoppio della SARS in Asia, in seguito l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) pubblicò un comunicato stampa in cui affermava che il suddetto coronavirus era stato identificato come causa ufficiale della SARS che provocava casi gravi, infatti chi aveva la SARS finiva in rianimazione e una persona su 10 colpite moriva. 

Attualmente sono stati annunciati circa 2700 casi di persone confermate positive al virus. I sintomi sono, come si può leggere in diversi articoli di giornale, febbre superiore ai 38 gradi, tosse e difficoltà respiratorie. Possono essere presenti anche brividi, dolori muscolari, mal di testa.

L’Organizzazione Mondiale per la Sanità rende continuamente disponibili sul proprio indirizzo web (https://www.who.int/) informazioni aggiornate sullo stato di diffusione mondiale, e sui progressi nella lotta al virus.

In particolare viene raccomandato di lavare frequentemente le mani strofinandole bene; coprire con il gomito o con un fazzoletto di carta la bocca e il naso quando si starnutisce; evitare il consumo di carne e prodotti animali crudi o poco cotti.

Roberta Villa, giornalista e medico, intervista dal team di nostro figlio, sostiene che in Italia, come nel resto d’Europa, al momento non c’è un rischio reale di epidemia.

Preoccuparsi è lecito, vuol dire occuparsi di un problema in modo da evitare che abbia conseguenze più gravi. Quindi è stato giusto, a livello internazionale e nazionale, prendere misure drastiche come il blocco di voli, perché questo ci permette di sperare che la situazione rimanga confinata entro certo limiti. Altro conto però è spaventarsi.

Insomma, Roberta Villa nella sua intervista ribadisce che attualmente in Italia non c’è motivo di farsi prendere dal panico.