Parlare con i figli è una vera e propria arte

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Parlare con i nostri figli è un’arte che nasconde in sè regole e sue finalità. Raramente i ragazzi si esprimono con spontaneità: li vediamo comunicare in codice e questo codice nasconde un desiderio di essere decifrato.

Parlare con loro è stancante perchè non si approda mai a conclusioni; pensiamo per capirci a quando domandiamo: “Dove sei stato?” e come risposta otteniamo un semplice “Fuori”.

Questo accade perchè bambini e adolescenti rifiutano il dialogo con i genitori ed è per questo che le parole che usiamo quotidianamente non sono adeguate.

La comunicazione con i ragazzi deve basarsi sul rispetto e su una particolare esperienza che richiede:

  1. Che il messaggio non offenda l’amore proprio;
  2. Che la comprensione preceda i consigli

Vediamo ora alcuni principi della comunicazione:

  • DAL FATTO AI RAPPORTI – Quando un bambino (o un adolescente) racconta qualcosa o ci pone domande, può tornare utile rispondere riferendosi ai rapporti che il fatto implica. Mettiamo il caso che nostra figlia si lamenti del fatto che il fratello abbia ricevuto più regali. Se sappiamo che a lei interessa più la profondità del rapporto potremmo chiedere: “Vuoi sapere se voglio bene a te quanto a lui?” E semplicemente dare un abbraccio. In questo modo chiudiamo una conversazione che avrebbe potuto diventare una discussione senza fine.
  • DAL FATTO AI SENTIMENTI – Quando ci viene raccontato un episodio, anziché rispondere in merito provate a parlare dei sentimenti che vi si connettono. Mettiamo che nostro figlio, tornato da scuola, ci racconta che una sua amichetta è stata spinta giù. Invece di chiedere altri particolari dell’accaduto proviamo per esempio a dire “Chi sa tu come ci sei rimasto”; “Vedo che sei ancora arrabbiato con chi l’ha spinta”. In questo modo rispondiamo al suo stato d’animo, ci mettiamo in sintonia con i suoi sentimenti.

Educamente ringrazia quanti dedicano il loro tempo ai post ed in genere al blog.