Le tue parole sono i suoi pensieri

Le tue parole sono i suoi pensieri – Come “aggiustarli”

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A cura della Dott.ssa Lucia Rizzo, psicologa dell’età evolutiva.

Essere genitori non significa certo chiudere in un forziere tutte le imprecazioni, i momenti no, l’autocommiserazione e gettare via la chiave: nella vita di tutti i giorni, anche e soprattutto in quella di un genitore, sono tanti i momenti stressanti in cui le cose non vanno come si vorrebbe.

Nessun genitore può né deve certamente mettere la censura alle ostilità della vita con il fine di proteggere il proprio bambino. D’altra parte avere dei bambini in casa, vivere fianco a fianco giorno per giorno, significa diventare la loro futura vocina interiore, e i nostri pensieri si riversano direttamente sul loro modo di vedere sé stessi e il mondo.

Ci sono degli schemi nella nostra mente che vengono definiti pensieri irrazionali: si manifestano con dei modi di dire molto comuni che contengono un messaggio a cui, nel momento in cui li utilizziamo, diamo poco peso, ma che danno eccessivo valore agli eventi negativi o poco piacevoli della vita di tutti i giorni.

Vi suona familiare il “non ce la posso fare” o il tormentone “mainagioia”? Provare ad “aggiustare” i nostri pensieri, partire dalle parole e modificarli, non solo ci aiuta a trasmettere messaggi più sani ai nostri bambini, ma ci permette di vedere il mondo da una prospettiva più realistica e meno drammatica.

Possiamo contare cinque tipi di pensieri irrazionali
#1 Pensiero assolutistico

Questo tipo di pensiero è tipico di chi utilizza molto il verbo “dovere” o l’espressione “assolutamente”. Succede spesso di confondere la propria voglia di raggiungere un obiettivo o il desiderio che succeda qualcosa con un bisogno assoluto.

Il pensiero assolutistico arriva al bambino come un messaggio di assoluta necessità, come se l’unica via per la felicità fosse il perseguimento dell’obiettivo desiderato.
Un esempio può essere l’espressione “devo assolutamente dimagrire”. Vedere il dimagrimento come un desiderio e una possibilità invece che una meta obbligatoria ci farebbe sentire più padroni dei nostri obiettivi e più liberi di scegliere.

#2 Pensiero catastrofico

Molte persone si riconoscono come catastrofiche e pessimiste e considerano questo aspetto come un tratto immutabile della propria personalità. Chi tende ad avere pensieri catastrofici vede le negatività molto più drammatiche di quanto non lo siano realmente, concentrando la propria attenzione solo su quell’aspetto e convincendosi che il problema non può essere affrontato o risolto.

Attraverso il pensiero catastrofico il bambino riceve l’idea distorta secondo la quale l’aspetto negativo di un evento è insormontabile e che non ci sono possibilità di soluzioni o diverse prospettive.

L’espressione “ho fatto un disastro” può esserne un esempio. Tenere presente e ripetersi che “ok, è successo, ma non è la fine del mondo”, può aiutarci a ridimensionare la gravità percepita del problema e ci permette di concentrarci abbastanza per trovare una giusta soluzione o un punto di vista migliore.

#3 Pensiero di intolleranza

Il pensiero irrazionale di intolleranza tende a sottovalutare la nostra capacità di sopportare o avere pazienza e ci mostra particolarmente vulnerabili di fronte alle cose per noi spiacevoli.
Attraverso questo pensiero al bambino arriva il messaggio secondo il quale spesso non si hanno abbastanza risorse o capacità per affrontare gli eventi stressanti e i problemi.
Un esempio è il classico “non ce la faccio più”. È bene ricordare sempre a sé stessi e ai nostri bambini che si, possiamo farcela, e che abbiamo sempre qualche risorsa in più rispetto a quelle che crediamo.

#4 Pensiero di svalutazione di sé e degli altri

Questo tipo di pensiero è tanto aggressivo e dannoso sugli altri quanto su sé stessi. Essere duri e utilizzare insulti per parlar male di qualcuno o per autosvalutarsi quando non si riesce qualcosa porta ad avere un’idea distorta delle persone e dei comportamenti.

I bambini che ascoltano questi pensieri infatti apprendono l’idea sbagliata secondo la quale se una persona fa qualcosa di sbagliato o cattivo, è essa stessa sbagliata o cattiva.
L’esempio più comune è l’espressione “sei un bambino cattivo”, con il quale il bambino si identifica con il comportamento scorretto. È importante invece far capire al bambino che alcuni comportamenti possono essere sbagliati, ma questo non significa che la persona nel suo intero è sbagliata.

#5 Pensieri generalizzati

I pensieri generalizzati sono fra i più comuni e si riconoscono facilmente: contengono le parole SEMPRE, OGNI VOLTA, MAI, TUTTI, NESSUNO. In altre parole, fanno di tutta l’erba un fascio.

I bambini che ascoltano questi messaggi recepiscono l’idea secondo la quale non si può sfuggire da una condizione, che non ci saranno eccezioni, che le cose non possono cambiare mai.
L’esempio famosissimo è il “mai na gioia”, che ormai è diventato un simpatico ritornello. Se ci si concentra su diversi aspetti, su alcune volte in cui le cose sono andate diversamente, sulla somma di tanti aspetti positivi nella vita di tutti i giorni, magari si può cambiare prospettiva e rendersi conto che, se si vuole, la vita può essere “sempre na gioia”.

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