Il rientro a casa dal decalogo per-fetto al per_te

Il rientro a casa: dal decalogo per-fetto al per-te

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Il decalogo per-te… TESTO A CURA DI ARIANNA TERRANA (PSICOLOGO)

“Ricordo quel giorno in ogni suo particolare quasi quanto il giorno in cui sei nato. Era una fredda giornata di gennaio ma tanto assolata, di quelle che mettono allegria. La ricordo bene perché ha rappresentato il vero ingresso di te nelle nostre vite, nella nostra quotidianità […]Non sapevo nulla di te e tu di me… Conoscevamo solo il rumore dei nostri battiti. Ancora non sapevo quanto speciale fossi.. Altro che libri e manuali, tu sei a dir poco particolare.”

Il neo genitore si prepara al meglio che può. Legge, studia, chiede, si informa e poi, nel momento in cui ha tra le braccia il suo bene più prezioso, sembra non aver mai chiesto, non aver mai letto, non
aver mai studiato.

È spaesato, si sente spesso inadeguato o incapace, forse in ansia di avere tra le mani qualcosa di così piccolo eppure di immensamente grande. “Dove ho messo quel manuale?” si chiede. “L’ho perso?”.

Curiosa leggo su internet, apro diversi siti e trovo punti elencati, regole, tabelle, un decalogo da seguire per avere “un rientro a casa perfetto”. Come persona e come psicologa mi chiedo allora: «una mamma o un papà hanno davvero bisogno di questo?» «Quanto carico d’ansia si aggiunge ad una persona che sta per affrontare un momento così delicato come il rientro a casa?»

È vero spesso si desiderano elenchi puntati, spesso si desidera avere una strada tracciata che dica cosa si deve. Spesso però il dovere va discapito del sentire. Sorvolo il cosa provo e cosa sento
concentrandomi sul dover fare.
Pensiamoci.

È come se dicessimo ad un bambino di prima elementare che deve imparare a leggere, a scrivere, a fare i compiti, a stare tante ore seduto, ad ascoltare, che deve guardare la lavagna, che non può perdere nemmeno un minuto della spiegazione della maestra, che deve conoscere e socializzare con i nuovi compagni, che deve temperare le matite e tenere ordinato l’astuccio, che
deve scrivere i compiti sul diario e che deve inoltre ricordarsi di mettere il grembiule.

Faccio questo esempio perché tutti possiamo comprendere quanto investimento ci sia in quel bambino che siamo stati.
Faccio questo esempio perché un neo genitore è come quel bambino. È un essere umano che sta affrontando per la prima volta una nuova fase di vita ed in quanto nuova ha una sana paura.

Ci si sente spaesati ma spesso non si può dire. Spesso non lo si può ammettere nemmeno a se stessi.

Viviamo in una società che scrive «il decalogo del rientro a casa per-fetto» senza considerare l’estrema bellezza delle diversità e soprattutto l’estrema meraviglia del sentire.

Allora voglio svelare un segreto: quel manuale, quel decalogo caro neo genitore, in realtà non esiste. Non l’hai perso semplicemente non esiste. Ecco perché vorrei scrivere “il decalogo del rientro a casa PER-
TE”.

L’istinto, le emozioni, il proprio essere e il proprio sentire saranno in grado di guidarti ed accompagnarti in questo nuovo, prezioso, meraviglioso e spaventoso scenario di vita.
È un momento delicato.

C’è chi vuole accanto i propri genitori, chi solo il proprio compagno, chi si
circonda di amici e chi di figure professionali. Ci sono mamme che si sentono euforiche e poi
improvvisamente tristi. Ci sono mamme che sperimentano la paura di perdere il controllo a causa della perdita di sonno. Ci sono mamme che si sentono sole. Ci sono mamme che sembra l’abbiano
sempre fatto. Ci sono mamme che si sentono attive e felici. Ogni mamma, ogni famiglia vive questo momento delicato, magico e prezioso a modo suo. C’è chi sbaglia o c’è chi fa bene? NO! C’è solo
la bellezza della diversità tra le persone.
Ecco allora il decalogo per-te:
1: come sto?
2: cosa provo?
3: cosa voglio?
4: chi voglio intorno?
5: desidero chiedere aiuto?
6: cosa voglio fare?
7: cosa sento dentro me?
8: noi cosa vogliamo?
9: di cosa sento il bisogno?
10: come desidero essere aiutata?

Insegnare ad ascoltarsi, a rispondere a queste domande e a molte altre ancora, farà vivere il rientro a casa perfetto perché cucito su se stessi.

Mi piace ascoltare le storie vere perché sono quelle che fanno emozionare. Mi piacciono perché arrivano al cuore e lo riempiono di emozioni vibranti e colorate. Mi piacciono perché scaldano e ti accompagnano. Per questo ho chiesto a mamma F. di rispondere a delle domande.

Lei ha fatto molto di più. Ha messo nero su bianco i suoi sentimenti e i suoi vissuti. Li ha scritti per il suo piccolo E. che oggi ha 7 mesi. A distanza di tempo di quella fatica, di quel dolore del parto, di quella paura, di quella “sensazione di euforia e terrore che senti quando sei sulle giostre”, lei ricorda quanto segue. È questo il suo vestito:
“Eravamo emozionatissimi io e tuo padre, ci guardavamo e in un attimo gli occhi si riempivano di
lacrime. Eravamo impazienti di portarti a casa, quelle ore in ospedale prima della dimissione ci sembravano eterne. Il dolore della cicatrice, il seno enorme, i piedi gonfi ma sopratutto la testa tra
le nuvole.. Quella sensazione di euforia e terrore che senti quando sei sulle giostre. Chissà se ce l’avrei fatta… Se sarei stata all’altezza.. Eccoci, tutti e 3 in macchina.. La nostra macchina, quella che abbiamo comprato per il tuo arrivo, quella che abbiamo fotografato con me davanti col
pancione. La radio trasmetteva colonne sonore fatte apposta per l’evento, sembrava che tutto il
mondo intorno sapesse di te e festeggiava con noi. Quei pochi km un turbinio di emozioni, papà
guidava come si fa per un trasporto eccezionale “in effetti lo eri per noi”.. Io dietro guardavo quel
ciuffetto di capelli uscire fuori dai mille strati che ti coprivano e quasi non ci credevo… Ci
scoppiava il cuore, si proprio così! Abbiamo un video di quel momento che non siamo riusciti più a
guardare senza commuoverci. A casa, ordinata e profumata per il tuo arrivo, c’era la nonna ad
aspettarci.. E niente chiusa la porta siamo scoppiati a piangere tutti e tre come dei bambini, ci
siamo abbracciati stretti stretti e tu poggiato nel nostro lettone sembravi ancora più piccolo. Ti
guardavo e in un attimo rivedevo la scena… Io e tuo padre che ci rotolavamo di gioia il giorno che
abbiamo scoperto di aspettarti. I giorni si sono susseguiti veloci, erano tante le cose da fare.. La
nostra vita era cambiata per sempre ma sopratutto ci dovevamo conoscere, capire.. Non sapevo
nulla di te e tu di me… Conoscevamo solo il rumore dei nostri battiti. Ancora non sapevo quanto
speciale fossi.. Altro che libri e manuali, tu sei a dir poco particolare. Ancora non sapevo che non
ti piace stare appiccicato addosso, che alle ninna nanne preferisci Mozart. Che quando ciucci e stai
per addormentati canticchi una specie di litania che fa tanto ridere. Non sapevamo quanta fatica ci
aspettava ma neanche quanta felicità ci avresti portato. Sono bastati pochi giorni e tu facevi parte
della nostra quotidianità, ci chiedevamo “ma come abbiamo fatto prima?” .. Le notti insonni non mi
sono mai pesate, eri un bambino buono.. Di giorno la nonna cucinava e teneva in ordine casa, è
stata brava a starci vicino senza invadere il nostro piccolo universo. Ci ha permesso di
concentrarci su di noi, qualche settimana e poi soli verso la nostra routine. Tutti i giorni erano
diversi cercavo di lavarmi, vestirmi e quando era uno di quei giorni buoni truccarmi addirittura…
Se mi vedevo in ordine l’umore migliorava ma quando non riuscivo pensavo che infondo stavo
facendo qualcosa di straordinario…a te non importava se mi fossi truccata o meno, Tutto il resto
poteva aspettare! È qualcosa di indescrivibile diventare madre, ancora oggi a volte ti guardo e
penso “ma veramente è successo a me?” mi sento onorata di essere tua madre piccolo mio, di poterti nutrite, crescere, amare.

Hai reso la mia vita straordinaria ! Con tutto l’amore che ho. Mamma”

Questa è la sua storia, è il suo decalogo, è la sua esperienza. Non è più giusto o più sbagliato è solo e soltanto il suo il suo vestito. Nient’altro.

Jung diceva infatti che“La scarpa che sta bene ad una persona sta stretta a un’altra: non c’è ricetta di vita che vada bene per tutti!”