Il sonno come fase di separazione e il conforto istantaneo

Il sonno come fase di separazione e il conforto istantaneo

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Il momento del sonnellino, genericamente, è vissuto dal bambino come momento di separazione dalla mamma, perché non sente più il suo calore.

Spesso capitano risvegli e questi possono essere dovuti a mille fattori. Qui ovviamente non si ha nessuna pretesa e il tutto deve essere letto nell’ottica di “consigli” da poter tenere in conto.

Nei tempi che furono…

Ricordo che tra le parole dette da mia nonna, spuntava il “lascialo piangere che si aprono i polmoni”. Questa frase, in alcune situazioni, alludeva all’idea che vi deve essere un intervallo tra il pianto e il conforto che diamo.

Scenario tipico di conforto istantaneo

Consideriamo qui una situazione in cui è importante “dire di no”.

Facciamo l’esempio di un bambino molto vivace, che passa molte ore sveglio. Detesta essere messo nella culla e piange appena perde il contatto.

Per una madre questo si trasforma nell’incapacità di separarsi dal figlio al punto da portarselo ovunque.

Si instaura così un circolo vizioso che sfocia a volte in un rapporto nel quale ne la mamma ne il figlio soddisfano le proprie esigenze.

Si affermerà che sono viziati e che sanno come prenderci o che addirittura hanno i radar!.

Continuando con l’esempio, potremmo provare a mettere il piccolo nella culla, nonostante le proteste, e lasciarlo finché si addormenta. Ovviamente bisogna che sia esausto, stanco.

Potremmo farci anche aiutare da qualcuno che osservi noi e il piccolo dall’esterno. In queste situazioni il ruolo di padri, nonne, amiche è prezioso.

La prospettiva del conforto dal punto di vista del bambino

Sempre nell’ottica dell’esempio fatto, egli è abituato alla madre, alla sua pelle, gli piace il suo odore.

Rispondiamo ai suoi versetti e alle sue espressioni, le curve delle nostre braccia si adagiano al corpo del bebè.

La culla quindi inizia a risultare diversa, più fredda, meno confortante, le lenzuola non sanno di mamma ma di detersivo.

Può sentirsi perso senza di lei, può avere la sensazione di non farcela a stare nella culla. Però, se lo portiamo sempre appresso e lo prendiamo non appena fa uno strillo, rafforziamo la sensazione che il suo lettino sia un posto tremendo.

Il momento del sonnellino

Mettendolo nella culla e cercando di calmarlo, parlandogli o cantando canzoncine, gli facciamo capire che quello è un posto sicuro e comodo per dormire.

Stiamo quindi dicendo no al desiderio di nostro figlio di restare fra le nostre braccia, e affermiamo che quello è il posto migliore per dormire.

Lasciandolo piangere, ascoltiamo comunque le sue proteste perché sappiamo che per il momento ha bisogno di riposo.

Continuando in questo modo creeremo in lui l’idea che le cose andranno bene e rafforzeremo il suo senso di sé.

Le ritualità…

Gesti come coccole, canzoni, un saluto affettuoso prima della nanna, possono diventare uno schema riconoscibile per il bambino, che con il tempo si abituerà alle varie fasi.

Il bambino impara anche che alla fine del sonno, mamma e papà saranno lì.

Questi sono tutti elementi importanti che servono a tranquillizzarlo non solo per il sonno, ma anche per i vari momenti in cui deve star solo, come quello del seggiolone.

I gesti consolatori del piccolo.

Alcuni bambini possono trovare conforto in una copertina arrotolata nella culla, altri trovano il pollice o adottano posizioni particolari.

Altri cercano un oggetto morbido o profumato e altri ancora preferiscono i suoni.

Possono essere, queste, scelte che scaturiscono dal bambino stesso o da una consolazione proposta da noi stesse, come per esempio una musica che dimostra apprezzare.

La risposta immediata

Essa può “privare” il bambino della possibilità di stare da solo, o addirittura dalla possibilità di esplorare le sue manine.

Facciamo un altro esempio di una scena tipica.

Un bambino è affascinato dal movimento della culla, inizia a muovere le mani, le gambe e così via.

Se lo prendiamo subito in braccio, appena inizia ad emergere dal sonno, possiamo far perdere l’occasione di esplorare le sue mani, di produrre bollicine con la bocca, di acquistare insomma da solo un senso di sé.

Se daremo questa possibilità non solo gli regaleremo un momento di piacere, ma anche l’esperienza di svegliarsi dolcemente e ad utilizzare le sue risorse.

Questa possibilità si può presentare in molte altre occasioni, in tutti i momenti che racchiudono i semi dell’indipendenza e della fiducia in se stessi.