Pianto o capriccio? Come distinguerli e affrontarli?

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Inutile negarlo, saper distinguere tra un capriccio che richiede un intervento di contenimento, e un pianto che richiede invece conforto, è una delle sfide più importanti che un genitore si trova ad affrontare.

FOTO DI MAMMA GLENDA CHE RINGRAZIO PER LO SCATTO

Capitano quei giorno in cui i nostri figli sembrano “molto faticosi da gestire”, questo può essere dovuto al fatto che la parte emotiva del cervello si trova allagata (proprio come una barca che dopo una collisione si trova con un bel buco dal quale entra acqua) e loro non hanno a disposizione un salvagente che gli consenta di mettersi in salvo.

Metaforicamente (sembrerà forse assurdo), quello che dobbiamo immaginare è proprio il cosa faremmo se il nostro bambino si trovasse in pericolo in un luogo inondato dalle acque. Son sicura che qui nella tua mente si è fatta spazio la scena in cui tu gli corri incontro e lo stringi a te e dopo un pò: «Povero bambino, chissà che spavento hai preso , e chissà che freddo hai, così bagnato. Ma adesso noi ci asciughiamo, cambiamo i vestiti e ci mettiamo addosso qualcosa di caldo. Poi, quando sarai tranquillo….» e via discorrendo.

Questa la situazione del pianto.

Ben diversa però è la situazione in cui un bambino pianta di lì un “bel” capriccio. Quante le volte in cui ci siamo sentite dire: «Non voglio andare a dormire>>, <<non voglio mangiare>> <<non voglio fare i compiti…>>.

In questo caso la situazione che si sta verificando nella mente del bambino è di altro genere. Ti ricordi del paragone fatto con la nave che affonda? Il disagio, in questo caso non è generato dall’allagamento. Al contrario, il bambino sta mettendo in atto una  strategia con cui prova a tenere sotto controllo sia la mamma che il papà.

Sembrerà forse brutto a dirlo, ma la verità è che sta verificando come e quanto noi siamo capaci di fornirgli una risposta. Ecco perché spesso riesce anche nel suo intento: ci prende per sfinimento.

Ed ecco allora che, quando vuole qualcosa, insiste con una tale lucidità, con un pianto spesso fastidioso; nel frattempo ai nostri occhi tutto questo è sempre inaspettata. L’adulto, invece, perde spesso e progressivamente il controllo e, richiesta dopo richiesta, si trova sempre più intrappolato al piano emotivo.

Alla fine, stanchi, all’estremo delle nostre forze, cediamo perché non riusciamo più a liberarci dallo stallo in cui nostro figlio ci ha rinchiusi.

Per questo, per “sfuggire” a questa gabbia, se siamo sicuri che nostro figlio sta inscenando un capriccio e ci sta “usando”, non dobbiamo farci coinvolgere dalla sua parte emotiva.

Un messaggio che potrebbe fargli bene in questo contesto può essere: «In questo momento stai facendo il prepotente e non mi piaci nemmeno un po’. Non puoi pensare di avere sempre ragione e che mamma e papà devono sempre cedere a quello che vuoi tu. Oggi si fa come diciamo noi».

L’importante è rimanere sempre fermi sulle proprie posizioni e scelte. Se l’articolo ti è piaciuto, condividilo sui tuoi social preferiti. Te ne sarò grata.